lunedì 11 agosto 2014

L'Inter cade a Francoforte


Bella scoppola…1-3 dall’Eintracht di Francoforte! Tutto ciò ridimensiona la tournée americana dell’Inter di Mazzarri? No, a detta dello stesso allenatore che punta il dito sui carichi di lavoro svolti in settimana, rei di aver tolto alla squadra “brillantezza e lucidità”. Questo è vero, non c’è dubbio e ne va tenuto conto, ma sarà stato solo per questo che abbiamo visto una squadra così disattenta in fase difensiva? Per quanto mi riguarda, fino a prova contraria, resto dell’idea che Ranocchia non sia un difensore da Inter, e non si capisce quindi perché onorarlo della fascia di capitano pur di vincolarlo definitivamente ad una gloriosa squadra della quale non si è ancora mostrato degno. La fascia sul braccio di Ranocchia è non solo una farsa, dal momento che tutti sanno, lui compreso, che il vero leader di questa squadra e soprattutto di quel reparto è Vidic, che per dieci anni è stato capitano dello United e quindi quanto ad esperienza – soprattutto europea – personalità, talento e capacità di stare in campo sovrasta Ranocchia così tanto da non vederlo nemmeno. Vidic però non ha nulla da dimostrare, quindi per lui non sarà un problema, ma visto dal di fuori sembra quasi una mancanza di rispetto, e in ogni caso è a dir poco ridicolo avere un centrale di questo livello a dirigere la retroguardia e vedere quella fascia, per anni al braccio dell’immenso Zanetti, non un capitano, ma “il Capitano”… ereditata da un giocatore spaurito e per nulla padrone dei meccanismi difensivi. Conte lo avrebbe voluto alla Juve? Benissimo, se lo voleva così tanto perché non darglielo, farsi pagare profumatamente e sfruttare l’occasione che, incredibilmente, si stava presentando alla porta? In passato abbiamo regalato ai “gobbi” giocatori del calibro di Cannavaro, quindi dovremmo forse pensare che Ranocchia vale più di Cannavaro? In ogni caso non tutti i mali dell’Inter si chiamano Ranocchia, che fa quel che può in base al suo livello, semmai le colpe sono di chi l’ha così fortemente voluto, tenuto, non venduto e addirittura promosso a capitano pur di convincerlo a rinnovare. Ma resta il fatto che questa squadra non è stata costruita per vincere lo scudetto, e i primi a crederci, ahimè, sono proprio i giocatori, che dopo mesi in cui si sono sentiti raccontare, suonare e cantare la cantilena del “lottiamo per il terzo posto”, si sono convinti che questo miserevole (per la Beneamata) seppur utile traguardo, che significa preliminari di Champions, possa considerarsi qualora arrivasse una grande vittoria. Che tristezza! E’ la prima volta in 106 anni di gloriosa storia nerazzurra che la società ammette di non aver costruito una squadra per vincere, dando sì un segnale di cambiamento, ma un segnale molto preoccupante. Intendo dire che, certo, altre volte nei decenni l’Inter non ha fatto un mercato da sogno, ma sempre e comunque si presentava ai nastri di partenza del campionato con l’obiettivo “normale” per la sua storia e il suo blasone, vincere lo scudetto, e che poi questo arrivasse o meno, era chiaro e scontato sin dall’inizio che avrebbe lottato sino alla fine per questo, e che arrivando anche solo al secondo posto si sarebbe trattato di una sconfitta. Insomma…siamo l’Inter, e questo basta perché sia implicito che nella lotta per il titolo ci siamo anche noi. I tifosi nerazzurri sono appena diventati orfani di un presidente che insieme al padre ha fatto la storia di questa società e, sempre con il padre, ha regalato loro la gioia di 3 coppe dei campioni e altrettante coppe del mondo, l’ultima delle quali valorizzata da quel “treble” mai conquistato da nessuna squadra italiana; a questi stessi tifosi nell’ultimo anno è stata raccontata la favola che sarebbe arrivato a guidare la società un nababbo indonesiano, un magnate miliardario che, a suon di milioni di euri ci avrebbe riportato in poco tempo lassù, nei posti che ci spettano nell’elite del calcio mondiale. A onor del vero E.T. non ha usato proprio queste parole, cioè non ha mai detto che avrebbe subito acquistato Cristiano Ronaldo, Neymar, Iniesta e Robben tutti insieme, ma da come è stato presentato, comunque, sembrava non dovesse discostarsi poi anni luce da tutto ciò mentre, di moltissimo, si discosta la realtà, una realtà che per ora resta al di sotto delle aspettative. 

domenica 10 agosto 2014

Il giorno in cui ho aperto il blog


Non potevo scegliere giorno migliore per aprire questo blog mi sembra...il compleanno del Capitano Zanetti, e dal momento che questo spazio è dedicato all'Inter!! In realtà è stato davvero un caso, perchè ho avuto l'idea di aprire un blog in cui parlare di calcio e soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Inter e, poco dopo aver aperto l'account, ho letto la notizia che oggi Javier compie 41 anni...beh, magari per altri 2 ci avrebbe anche potuto fare ancora comodo no? Sto scherzando, mi sembra chiaro...però è anche vero che vedere passare la fascia da questo leggendario Capitano con la C maiuscola al braccio di Ranocchia il passo è davvero grande, direi che è come cadere dalle scale. Ma questa è l'Inter di oggi, che peraltro mi sembra stia lavorando bene sia in sede di mercato sia sul campo in allenamenti e partite amichevoli. Io credo che il vero leader, fascia a parte, sarà Vidic e si farà certamente sentire in quanto ad esperienza, bravura, personalità e autorevolezza in campo. Sarà lui a guidare la difesa e dietro di lui la "ranocchia" ancora un pò spaventata potrà crescere e farsi le ossa, perchè credo che abbia ancora molto potenziale da sviluppare, ma anche ancora molto da imparare, e quindi non lo vedo ancora pronto ad essere il vero leader per una grande squadra come l'Inter. Beh, in fondo siamo stati abituati a vedere quella fascia sul braccio dello Zio, di Zenga, di Ferri e prima ancora di Facchetti, giocatori indubbiamente di un altro livello, se non altro quanto a personalità, ma sono fiducioso che la "cura Vidic" gli farà bene, e quando questo terminerà la sua carriera (speriamo tardi...;) ) ci consegnerà un altro grande capitano che chissà, potrà seguire almeno un pò le orme del grande Javier.

Buon compleanno Capitano


Si presentò così, quasi un pacco regalo inserito nella trattativa del vero campione che avrebbe dovuto stupire S.Siro…Rambert, in foto con lui insieme al mito Facchetti. C’è chi dice che giunse dall’Argentina con le scarpe da calcio dentro un sacchetto di plastica di quelli che si usano per la spesa, e nonostante qualche bel video che lo riguardava, era più o meno “chiaro” a tutti che di lì a poco sarebbe sparito fra la folla di tanti sudamericani che, carichi di speranze, rimbalzano per qualche tempo fra una squadra e l’altra prima di perdersi o tornare al di là dell’oceano. Oggi, dopo 19 anni, Javier Zanetti vive il suo primo compleanno da vice-presidente dell’Inter, e quindi non si può non pensare che quella foto altro non fosse se non un misterioso messaggio per un predestinato, colui che, all’ombra di Rambert e accanto al mito Facchetti,  era in realtà stato scelto dal cielo per guidare per due decenni la Beneamata e realizzare, allo stesso tempo, il sogno a sua volta toccato in sorte a quel suo immenso predecessore che gli stava accanto davanti ai fotografi…quel terzino, mitico capitano, che un giorno sarebbe diventato presidente.

Rambert in effetti sparì praticamente subito, mentre Zanetti lottava sul campo giorno dopo giorno, domenica dopo domenica, così come l’animale che lo raffigura nello zodiaco, il Leone appunto. Perché questo era Javier in campo, un leone…mai domo, mai sconfitto fino alla fine, che con la sua forza e la generosità che lo contraddistingue macinava chilometri ad ogni partita sradicando palloni e palloni dai piedi degli avversari per poi inserire la marcia più alta e impadronirsi della corsia di destra, sulla quale regnava incontrastato. Quel ragazzo giunto quasi per caso era stato il primo acquisto dell’era Moratti, e nessuno avrebbe scommesso una lira sul fatto che avrebbe seguito il suo presidente per tutto il tempo del suo ciclo di patron nerazzurro fino a mollare, egli stesso, nell’anno in cui tale ciclo giungeva al termine. Insieme hanno sofferto…perché c’è stato tanto da soffrire, insieme a tutti i tifosi, negli anni in cui la Beneamata “sembrava” fosse stata oggetto di qualche rito voodoo, ma già dopo 2 anni Zanetti, che nel frattempo aveva fatto capire a tutti di che pasta è fatto ed era diventato capitano, vide la squadra arricchirsi di nomi importanti, di talenti, di grandi giocatori e di ottimi rincalzi, così in Europa conquistò la UEFA (la 3° per l’Inter) quando questa coppa valeva davvero perché, in Champions, ci andava ancora solo la squadra che vinceva il campionato. Insieme a Ronaldo e Simeone la squadra schiantò la Lazio per 3-0 nella magica notte del Parco dei Principi, e alzò la 3° UEFA in appena 7 anni. Zanetti ormai era non un capitano, ma “il capitano” che aveva tutto per rappresentare l’Inter per gli anni a venire diventando il simbolo di questa squadra per voglia di lottare, rispetto degli avversari, onestà e, ovviamente, perché aveva il DNA del campione.

Vincitore con l’Inter di 5 scudetti, 1 coppa Uefa, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe di Lega, 1 Champions League e 1 Mondiale per Club, ex coppa Intercontinentale, Zanetti ha raggiunto il numero di 858 presenze segnando 21 reti con la maglia di questa leggendaria squadra che gli ha dato tanto ricambiando allo stesso modo. Nessun giocatore dell’Inter ha mai giocato così tante partite con questa maglia.

Buon Compleanno Capitano, ci mancherai sul campo, ma ti auguro di fare una grande carriera come dirigente con questa squadra che ti ama, insieme a tutti i suoi tifosi.