Bella scoppola…1-3 dall’Eintracht
di Francoforte! Tutto ciò ridimensiona la tournée americana dell’Inter di
Mazzarri? No, a detta dello stesso allenatore che punta il dito sui carichi di
lavoro svolti in settimana, rei di aver tolto alla squadra “brillantezza e
lucidità”. Questo è vero, non c’è dubbio e ne va tenuto conto, ma sarà stato
solo per questo che abbiamo visto una squadra così disattenta in fase
difensiva? Per quanto mi riguarda, fino a prova contraria, resto dell’idea che
Ranocchia non sia un difensore da Inter, e non si capisce quindi perché onorarlo
della fascia di capitano pur di vincolarlo definitivamente ad una gloriosa
squadra della quale non si è ancora mostrato degno. La fascia sul braccio di
Ranocchia è non solo una farsa, dal momento che tutti sanno, lui compreso, che
il vero leader di questa squadra e soprattutto di quel reparto è Vidic, che per
dieci anni è stato capitano dello United e quindi quanto ad esperienza –
soprattutto europea – personalità, talento e capacità di stare in campo
sovrasta Ranocchia così tanto da non vederlo nemmeno. Vidic però non ha nulla
da dimostrare, quindi per lui non sarà un problema, ma visto dal di fuori
sembra quasi una mancanza di rispetto, e in ogni caso è a dir poco ridicolo
avere un centrale di questo livello a dirigere la retroguardia e vedere quella
fascia, per anni al braccio dell’immenso Zanetti, non un capitano, ma “il
Capitano”… ereditata da un giocatore spaurito e per nulla padrone dei
meccanismi difensivi. Conte lo avrebbe voluto alla Juve? Benissimo, se lo
voleva così tanto perché non darglielo, farsi pagare profumatamente e sfruttare
l’occasione che, incredibilmente, si stava presentando alla porta? In passato
abbiamo regalato ai “gobbi” giocatori del calibro di Cannavaro, quindi dovremmo
forse pensare che Ranocchia vale più di Cannavaro? In ogni caso non tutti i
mali dell’Inter si chiamano Ranocchia, che fa quel che può in base al suo
livello, semmai le colpe sono di chi l’ha così fortemente voluto, tenuto, non
venduto e addirittura promosso a capitano pur di convincerlo a rinnovare. Ma
resta il fatto che questa squadra non è stata costruita per vincere lo scudetto,
e i primi a crederci, ahimè, sono proprio i giocatori, che dopo mesi in cui si
sono sentiti raccontare, suonare e cantare la cantilena del “lottiamo per il
terzo posto”, si sono convinti che questo miserevole (per la Beneamata) seppur
utile traguardo, che significa preliminari di Champions, possa considerarsi
qualora arrivasse una grande vittoria. Che tristezza! E’ la prima volta in 106
anni di gloriosa storia nerazzurra che la società ammette di non aver costruito
una squadra per vincere, dando sì un segnale di cambiamento, ma un segnale
molto preoccupante. Intendo dire che, certo, altre volte nei decenni l’Inter
non ha fatto un mercato da sogno, ma sempre e comunque si presentava ai nastri
di partenza del campionato con l’obiettivo “normale” per la sua storia e il suo
blasone, vincere lo scudetto, e che poi questo arrivasse o meno, era chiaro e
scontato sin dall’inizio che avrebbe lottato sino alla fine per questo, e che
arrivando anche solo al secondo posto si sarebbe trattato di una sconfitta.
Insomma…siamo l’Inter, e questo basta perché sia implicito che nella lotta per
il titolo ci siamo anche noi. I tifosi nerazzurri sono appena diventati orfani
di un presidente che insieme al padre ha fatto la storia di questa società e,
sempre con il padre, ha regalato loro la gioia di 3 coppe dei campioni e
altrettante coppe del mondo, l’ultima delle quali valorizzata da quel “treble” mai conquistato da nessuna
squadra italiana; a questi stessi tifosi nell’ultimo anno è stata raccontata la
favola che sarebbe arrivato a guidare la società un nababbo indonesiano, un
magnate miliardario che, a suon di milioni di euri ci avrebbe riportato in poco
tempo lassù, nei posti che ci spettano nell’elite del calcio mondiale. A onor
del vero E.T. non ha usato proprio queste parole, cioè non ha mai detto che
avrebbe subito acquistato Cristiano Ronaldo, Neymar, Iniesta e Robben tutti
insieme, ma da come è stato presentato, comunque, sembrava non dovesse discostarsi
poi anni luce da tutto ciò mentre, di moltissimo, si discosta la realtà, una
realtà che per ora resta al di sotto delle aspettative.
Interissima
lunedì 11 agosto 2014
domenica 10 agosto 2014
Il giorno in cui ho aperto il blog
Non potevo scegliere giorno migliore per aprire questo blog mi sembra...il compleanno del Capitano Zanetti, e dal momento che questo spazio è dedicato all'Inter!! In realtà è stato davvero un caso, perchè ho avuto l'idea di aprire un blog in cui parlare di calcio e soprattutto di tutto ciò che riguarda l'Inter e, poco dopo aver aperto l'account, ho letto la notizia che oggi Javier compie 41 anni...beh, magari per altri 2 ci avrebbe anche potuto fare ancora comodo no? Sto scherzando, mi sembra chiaro...però è anche vero che vedere passare la fascia da questo leggendario Capitano con la C maiuscola al braccio di Ranocchia il passo è davvero grande, direi che è come cadere dalle scale. Ma questa è l'Inter di oggi, che peraltro mi sembra stia lavorando bene sia in sede di mercato sia sul campo in allenamenti e partite amichevoli. Io credo che il vero leader, fascia a parte, sarà Vidic e si farà certamente sentire in quanto ad esperienza, bravura, personalità e autorevolezza in campo. Sarà lui a guidare la difesa e dietro di lui la "ranocchia" ancora un pò spaventata potrà crescere e farsi le ossa, perchè credo che abbia ancora molto potenziale da sviluppare, ma anche ancora molto da imparare, e quindi non lo vedo ancora pronto ad essere il vero leader per una grande squadra come l'Inter. Beh, in fondo siamo stati abituati a vedere quella fascia sul braccio dello Zio, di Zenga, di Ferri e prima ancora di Facchetti, giocatori indubbiamente di un altro livello, se non altro quanto a personalità, ma sono fiducioso che la "cura Vidic" gli farà bene, e quando questo terminerà la sua carriera (speriamo tardi...;) ) ci consegnerà un altro grande capitano che chissà, potrà seguire almeno un pò le orme del grande Javier.
Buon compleanno Capitano
Si presentò così, quasi un pacco
regalo inserito nella trattativa del vero campione che avrebbe dovuto stupire
S.Siro…Rambert, in foto con lui insieme al mito Facchetti. C’è chi dice che
giunse dall’Argentina con le scarpe da calcio dentro un sacchetto di plastica
di quelli che si usano per la spesa, e nonostante qualche bel video che lo
riguardava, era più o meno “chiaro” a tutti che di lì a poco sarebbe sparito
fra la folla di tanti sudamericani che, carichi di speranze, rimbalzano per
qualche tempo fra una squadra e l’altra prima di perdersi o tornare al di là
dell’oceano. Oggi, dopo 19 anni, Javier Zanetti vive il suo primo compleanno da
vice-presidente dell’Inter, e quindi non si può non pensare che quella foto
altro non fosse se non un misterioso messaggio per un predestinato, colui che, all’ombra
di Rambert e accanto al mito Facchetti, era in realtà stato scelto dal cielo per guidare per due decenni la Beneamata e realizzare, allo stesso tempo, il sogno a
sua volta toccato in sorte a quel suo immenso predecessore che gli stava
accanto davanti ai fotografi…quel terzino, mitico capitano, che un giorno
sarebbe diventato presidente.
Rambert in effetti sparì praticamente
subito, mentre Zanetti lottava sul campo giorno dopo giorno, domenica dopo
domenica, così come l’animale che lo raffigura nello zodiaco, il Leone appunto.
Perché questo era Javier in campo, un leone…mai domo, mai sconfitto fino alla
fine, che con la sua forza e la generosità che lo contraddistingue macinava
chilometri ad ogni partita sradicando palloni e palloni dai piedi degli
avversari per poi inserire la marcia più alta e impadronirsi della corsia di
destra, sulla quale regnava incontrastato. Quel ragazzo giunto quasi per caso
era stato il primo acquisto dell’era Moratti, e nessuno avrebbe scommesso una
lira sul fatto che avrebbe seguito il suo presidente per tutto il tempo del suo
ciclo di patron nerazzurro fino a mollare, egli stesso, nell’anno in cui tale
ciclo giungeva al termine. Insieme hanno sofferto…perché c’è stato tanto da
soffrire, insieme a tutti i tifosi, negli anni in cui la Beneamata “sembrava”
fosse stata oggetto di qualche rito voodoo, ma già dopo 2 anni Zanetti, che nel
frattempo aveva fatto capire a tutti di che pasta è fatto ed era diventato
capitano, vide la squadra arricchirsi di nomi importanti, di talenti, di grandi
giocatori e di ottimi rincalzi, così in Europa conquistò la UEFA (la 3° per l’Inter)
quando questa coppa valeva davvero perché, in Champions, ci andava ancora solo
la squadra che vinceva il campionato. Insieme a Ronaldo e Simeone la squadra
schiantò la Lazio per 3-0 nella magica notte del Parco dei Principi, e alzò la
3° UEFA in appena 7 anni. Zanetti ormai era non un capitano, ma “il capitano”
che aveva tutto per rappresentare l’Inter per gli anni a venire diventando il
simbolo di questa squadra per voglia di lottare, rispetto degli avversari,
onestà e, ovviamente, perché aveva il DNA del campione.
Vincitore con l’Inter di 5
scudetti, 1 coppa Uefa, 4 Coppe Italia, 4 Supercoppe di Lega, 1 Champions
League e 1 Mondiale per Club, ex coppa Intercontinentale, Zanetti ha raggiunto
il numero di 858 presenze segnando 21 reti con la maglia di questa leggendaria
squadra che gli ha dato tanto ricambiando allo stesso modo. Nessun giocatore
dell’Inter ha mai giocato così tante partite con questa maglia.
Buon Compleanno Capitano, ci
mancherai sul campo, ma ti auguro di fare una grande carriera come dirigente
con questa squadra che ti ama, insieme a tutti i suoi tifosi.
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